Chitarre 1991
Allan Holdsworth: Secrets
CHITARRE - N. 62 - MAGGIO 1991
Mauro Salvatori
Sono passati anni dal suo debutto nel primo album solista di lan Carr, trombettista dei Nucleus, Belladonna, dove nel brano «Hector's House» Allan Holdsworth esegue un assolo decisamente all'avanguardia di una scuola chitarristica che si sarebbe venuta a formare da lì a poco. Oggi l'importanza di Allan Holdsworth viene paragonata a quella di pochi altri mostri sacri: Charlie Christian, Jimi Hendrix, Chuck Berry, e forse a quella di Eddie Van Halen. Tutto questo non a torto visto che anche personaggi come Steve Vai, Larry Coryell, Frank Zappa, solo per citare alcuni dei personaggi più innovativi del nostro secolo in campo chitarristico, continuano a citare Allan come una delle figure più significative ed originali nel mondo della musica odierno. Inseguendo la ricerca di una maturità tecnica votata all'insegna della più totale originalità stilistico-musicale, Allan ha oggi firmato chitarristicamente tutta una serie di episodi discografici, militando in gruppi come i Soft Machine, il New Tony Williams Lifetime, gli United Kingdom, o a fianco di artisti come Jean Luc Ponty, Stanley Clarke e ancor più recentemente la nuova formazione dei Level 42. A queste però vanno aggiunte le numerose prove solistiche con cui Allan, al fianco di gregari fedeli come Gary Husband o Chad Wackerman alla batteria, Jimmy Johnson o Gary Willis al basso, per citarne solo alcuni, ha pubblicato forse i lavori chitarristici più importanti e validi degli anni '80/90: album come 1.0.U., Road Games, Metal Fatigue, o i più recenti Atavachron, Sand, Secrets, dove Allan concilia mirabilmente le sue intuizioni chitarristiche con le più futuristiche concezioni midi, adottando l'uso del SinthAxe, definito forse giustamente 'la nuova chitarra degli anni 2000', costituiscono indubbiamente gli esempi della straordinaria volontà da parte di questo infaticabile artista di arricchire con la sua opera il vocabolario musicale (non rivolto esclusivamente ad un pubblico di chitarristi o musicisti) di questi ultimi tormentati e sofferti tempi in cui è ben difficile distinguere la musica imposta come 'buona'da una industria sempre più prepotente rispetto a quella proposta da artisti coraggiosi e decisi a non cedere alle lusinghe di mercato.
- Parliamo prima di tutto del tuo nuovo lavoro discografico con Frank Gambale, come è nato questo progetto?
- In realtà l'idea è partita da Mike Varney, il coproduttore dell'album, che ha chiesto a me e Frank se era possibile un'eventuale collaborazione; Frank ha scelto i brani ed i musicisti ed io ho aggiunto in seguito i miei assoli suonando sulle basi incise.
- Come mai avete usato questo procedimento in fase di registrazione?
- Purtroppo nei giorni in cui Frank e gli altri musicisti stavano incidendo, io ero impegnato in altri lavori ed è stato impossibile conciliare le due cose! - Hai dovuto impiegare molto tempo a studiare il materiale, imparare gli assoli prima di registrarli?
- No, non molto a dire il vero, Frank mi ha dato le parti scritte, le progressioni degli accordi, ed io ho inciso subito sulle basi gli assoli basandomi sulle sigle datemi da Frank.
- Una domanda che molti si pongono rispetto al tuo stile chitarristico e alla tua straordinaria tecnica riguarda il tuo approccio a ogni brano quando devi improvvisare: come costruisci un assolo e ci sono alcune scale o modi armonici che preferisci e su cui ti basi?
- Innanzitutto non ho un metodo per improvvisare e ancor meno prediligo qualche scala o modo armonico in particolare: in realtà tendo molto a seguire la progressione degli accordi, la costruzione armonica del brano, la linea melodica, e poi in seguito applico normalmente le scale relative agli accordi scegliendo però quelle che secondo me sembrano funzionare meglio rispetto ad altre; direi che il mio approccio è in qualche modo diverso rispetto a quello di altri musicisti...
- E in che cosa differisce esattamente?
- L'idea è di poter improvvisare bene su qualsiasi cosa, intendo dire: non importa che tipo di sequenza di accordi si tratti, più o meno difficile, mi piace poter suonare ed improvvisare bene ma al tempo stesso voglio che la mia improvvisazione, il mio assolo non somigli a qualcosa che si possa riallacciare al 'bop' o al 'be-bop' e quindi mi sforzo di trovare una originalità, una precisa identità nel linguaggio musicale; analizzando la sequenza degli accordi scelgo soltanto alcune delle note contenute nelle scale a loro relative fino ad ottenere dei fraseggi che mi piacciono. Questa è quella che io chiamo 'sensibilità armonica', ma ovviamente chiunque ne possiede una: è variabile a seconda della persona stessa ed è per questo che si è sensibili a certe linee armoniche rispetto ad altre; io mi preoccupo essenzialmente di ottenere delle figurazioni musicali che mi soddisfino.
- Quanto pensi si sia evoluto il tuo stile chitarristico, il tuo linguaggio musicale nel corso di questi anni?
- Credo che sia migliorato, almeno lo spero, ma questo è tutto ciò che puoi fare in definitiva, studiare, imparare e suonare per fare sempre meglio.
- Uno degli aspetti che ha sempre contraddistinto le tue proposte e direzioni musicali è il continuo aggiornamento delle sonorità; cambi continuamente chitarre, amplificatori, ma quanto è importante tutto questo rispetto alla tua evoluzione artistica?
- Anche in questo caso si tratta di un esperimento, né più né meno come la ricerca di altre direzioni armoniche. Cerco di evolvere continuamente sperimentando nuovi suoni e questo contribuisce anche ad allargare i propri orizzonti tecnici, compositivi.
- E come riesci a conciliare, all'interno di questo discorso, il passaggio dalla chitarra a quello con il SynthAxe, uno strumento in definitiva totalmente nuovo...
- Veramente non ci penso molto a questo tipo di passaggio tra uno strumento e l'altro come dici tu, anche perché non mi capita mai di pensare «adesso suono la chitarra, adesso suono il SynthAxe»; in realtà non è affatto importante, direi che dipende da come sento se uno strumento possa funzionare meglio rispetto all'altro all'interno di una composizione, voglio dire che spesso mi capita di suonare moltissimo il SynthAxe così come mi capita di non suonarlo affatto, e la stessa cosa vale anche per la chitarra.
- Per tornare un attimo a un discorso strettamente tecnico: sulla chitarra tu da sempre prediligi il legato. Come mai questa scelta, qual è la tua teoria riguardo questa tecnica in termini di espressione non solo strumentale ma anche armonica?
- Beh, agli inizi quando ho cominciato a suonare usando la tecnica 'legato' mi sembrava potesse essere molto limitativa; ma oggi non la penso più così, anzi direi che è possibile suonare qualsiasi cosa usando questo tipo di tecnica, e in questo senso studio ancora moltissimo per ottenere dei fraseggi in cui non si possa distinguere quali sono le note che ricavo dando la pennata con la mano destra e quali invece siano quelle che ottengo successivamente toccando solo sul manico le corde con la mano sinistra. È molto importante per questo cercare un equilibrio ben preciso tra il tocco della pennata con la mano destra, che deve essere il più delicato possibile ma al tempo stesso con un attacco di volume molto efficace, ed il tocco della sinistra sulla tastiera in modo che sia in perfetta sintonia con i movimenti della mano destra durante l'esecuzione e la scelta delle note.
- E invece quanto è importante nel tuo fraseggio l'uso della leva del vibrato?
- Oggi non è più molto importante, anzi rispetto al passato suono con la leva molto poco; l'uso della leva è stato qualcosa che ha contraddistinto il mio stile agli inizi, ma quando poi hanno cominciato ad usarlo un po' tutti allora ho sentito il bisogno di muovermi in altre direzioni e gradualmente ho smesso di usarlo.
- Tu hai suonato con delle sezioni ritmiche ed in particolare con batteristi tutti dallo stile e dal tocco personale, così pure i bassisti: cos'è che ti piace di più e cosa ricerchi in una sezione ritmica?
- Beh, in realtà ho avuto la fortuna di suonare quasi sempre con gente che mi piaceva e questa è in effetti la prima cosa che cerco in una sezione ritmica; direi che la cosa più importante è che ognuno si possa esprimere e contribuire con la propria immaginazione e preparazione tecnica a quello che stiamo suonando.
- Comunque c'è una grossa differenza, immagino, tra gente come Tony Williams, Gary Husband, Vinnie Colaiuta, solo per citarne alcuni...
- Sì, ma per me è come se questa differenza non ci fosse, fin tanto che loro suonano 'creativamente, l'unica cosa di cui mi preoccupo, ti ripeto, è che loro suonino in un modo che mi piaccia e che possa essere creativo ed utile all'interno di un pezzo.
- Negli ultimi tempi sei stato particolarmente attivo nel campo delle registrazioni, il tuo nome appare sui lavori discografici di svariati musicisti, la più recente mi pare quella con Steve Tavaglione (sassofonista collaboratore anche di Frank Gambale nei suoi recenti 33 'solo') nel suo nuovo album, c'è quel brano 'shuffle', un tempo un po' insolito per te...
- Beh... insolito perché quello non è certamente il tipo di materiale che scriverei per me, ma in realtà suonare su quel brano è stato un grosso divertimento; originariamente dovevo suonare solo il SynthAxe su tutto il brano e avevo anche scritto alcunc sequenze di accordi su cui improvvisare, ma poi ho finito per suonare anche la chitarra perché nella prima parte non ero troppo convinto di ciò che avevo suonato con il SynthAxe, e così abbiamo suddiviso in due parti, prima la chitarra e poi nel mezzo del brano il mio solo di SynthAxe.
- E cosa ricordi invece della tua collaborazione all'album di Stanley Clarke If This Bass Could Only Talk?
- Anche in quel caso si è trattato di una partecipazione molto amichevole: Stanley mi ha chiesto di fare delle piccole parti di chitarra totalmente improvvisate su quel brano e mi sono divertito molto.
- Ma cosa succede esattamente quando sei convocato per delle session discografiche, ti lasciano completamente libero di improvvisare o capita anche che qualcuno abbia fin dall'inizio in mente delle parti ben precise da farti eseguire?
- La gente di cui abbiamo parlato finora, mi ha dato tutto lo spazio e la libertà di incidere ciò che volevo, nella massima tranquillità, ma a volte mi chiamano per delle registrazioni in cui mi chiedono di suonare delle cose già fatte da altri o simili allo stile di altri... e questo non è esattamente il tipo di lavoro che mi piace, cosi lo evito!
- Se non sbaglio hai anche partecipato ad alcune incisioni di Alex Masi qualche tempo fa...
- Sì, non ricordo esattamente il titolo del brano, comunque non mi è piaciuto affatto come hanno missato il mio assolo, ricordo che quando lo avevo inciso qui nel mio garage, la qualità dei suoni era decisamente migliore; comunque con questo non voglio dire che non mi piaccia Alex e la sua musica, anzi tutt'altro, lui è molto bravo, semplicemente non mi è piaciuto il missaggio finale di quella incisione...
- Invece la tua collaborazione recentissima con Andrea Marcelli al suo album Silent Will, mi sembra che sia andata ben più in là di un semplice apporto chitarristico, vuoi parlarmene?
- Innanzitutto a me piace moltissimo Andrea come musicista e come compositore, mi piaceva il suo progetto musicale e come ci stesse lavorando sopra, nonostante le molte difficoltà, per cui è stato un grande piacere per me poter incidere e suonare con lui: l'ho aiutato in seguito a missare l'album, visto che aveva registrato anche delle cose in altri studi; abbiamo lavorato qui nel mio garage, oltre che ai miei assoli anche alla ricerca dei suoni; il risultato finale mi piace molto! - Qualche accenno al tuo passaggio dalla Ibanez alla Steinberger...
- La Steinberger rappresenta per me la migliore chitarra in assoluto in questo momento, prima ho passato molto tempo a lavorare con la Ibanez, ma in realtà solo alcuni dei modelli messi in commercio sono veramente buoni, direi una su quindici, non ce ne sono mai due realmente uguali tra loro e così mi è sembrato che tutto il lavoro stesse diventando inconsistente. Quando poi sono state fabbricate le prime Steinberger, pensavo che non mi sarebbero mai potute piacere perché erano di plastica; poi mi è capitato di provarne una qualche anno fa al Namm Show e me ne sono innamorato, ne ho ordinata una e da allora non ho più suonato altre chitarre.
- Mi sembra che anche gli amplificatori che stai usando adesso costituiscano una novità, io ero abituato a vederti suonare con i Lab-series...
- E vero, ho anche usato i Pearce per molto tempo e ancora prima gli Hartley Thompson, i Marshall; adesso sono approdato ai Boogie e devo dire che sono molto soddisfatto dei modelli che uso ora, il suono mi sembra più pieno, più corposo, penso che tutto questo faccia parte di quel processo di evoluzione di cui ti parlavo prima, secondo me piuttosto naturale; anche per quanto riguarda il rack degli effetti, è piuttosto difficile poterlo descrivere perché ne cambio continuamente la disposizione - comunque recentemente ho avuto l'opportunità di collaborare assieme alla Rocktron per la costruzione del mio nuovo Holdsworth-Juice-Extractor.
- Che marca di corde stai usando al momento?
- La Bella, per quanto riguarda la scalatura la cambio continuamente, in genere oscilla tra 1 e 008 e 009, anche le altre variano spesso a seconda dei casi.
- Che tipo di musica ascolti durante il tempo libero?
- Mi piace cambiare gli stili quindi ascolto una gran varietà di musica: Keith Jarrett, Michael Brecker, recentemente ho ascoltato tra i chitarristi Wayne Grantz che mi è sembrato molto bravo, e poi ancora direi Scott Henderson, Frank Gambale, Carl Verhain, John Scofield...
- Mi ricordo che ti piaceva Steve Topping... (un giovane chitarrista inglese che ha suonato con Allan molti anni fa, e dallo stile molto personale).
- E mi piace tutt'ora, sfortunatamente è un po' di tempo che non lo sento e quindi non so cosa stia facendo.
- Passiamo ad un altro discorso: molta gente definisce la tua musica troppo rock per essere jazz, e molti pensano che sia troppo jazz per essere rock, so che queste continue polemiche ti hanno creato non poche difficoltà in termini di promozione, ma tu in realtà come descriveresti la tua musica? Pensi si possa definire jazz?
- Nella sua essenza direi di sì, perché tutti i brani scritti da me o dai musicisti con cui collaboro sono dei veicoli per l'improvvisazione e questo è esattamente ciò che il termine jazz significa per me; ma purtroppo per altra gente la mia musica non è jazz, perché non è uguale o non somiglia a ciò che loro conoscono come jazz! - Trovi delle differenze tra l'ambiente musicale americano e quello europeo, parlo non solo di audience ma anche dei musicisti...
- Per quanto riguarda i musicisti credo che ce ne siano di buonissimi un po' in tutte le parti del mondo, riguardo l'audience preferisco quella americana: qui sono molto più aperti a qualsiasi forma di creatività, mentre almeno nel mio caso, in Inghilterra, ad esempio, non danno affatto spazio a nuove situazioni musicali, e questo non tanto per colpa del pubblico, ma per colpa dei media, di tutta quella gente che lavora in campo musicale ed è maggiormente coinvolta nel business, che ruota intorno a questo ambiente, loro sono molto poco seri!
- Nel tuo ultimo LP Secrets hai dato molto spazio alle composizioni degli altri membri della band, Gary Husband, Steve Hunt...
- Si, e la ragione è che mi piacevano molto le loro composizioni, devo dire che tutti avevano scritto del materiale eccellente, ad esempio «City Nights» scritta da Gary, appena l'ho sentita ho subito pensato di inserirla come brano d'apertura per il disco, anche «Joshua» scritta da Steve Hunt mi è piaciuta subito, tra l'altro recentemente hanno pubblicato una trascrizione dell'assolo che ho eseguito in quel brano sul mensile Guitar Player e debbo dire che mi è sembrata particolarmente accurata...
- Puoi descrivermi il metodo di lavoro che usi con Rowanne Mark, l'autrice dei tuoi testi, ma al tempo stesso anche una bravissima interprete vocale...
- Hai ragione, Rowanne oltre ad essere bravissima come cantante ha il potere di scrivere dei testi che riescono ad esprimere esattamente ciò che vorrei poter dire io a parole... Comunque il nostro lavoro è in genere abbastanza normale: le faccio ascoltare la melodia del brano, le spiego l'intenzione, il tipo di feeling che vorrei descrivere e Rowanne è bravissima, è capace di intuire e scrivere in tempi brevissimi dei testi molto aderenti al mio stato d'animo, allo spirito della composizione.
- A questo punto ti vorrei fare un paio di domande a proposito di alcune pubblicazioni che sono state recentemente distribuite sul mercato discografico in cui compare il tuo nome e al cui riguardo sembra esserci un po' di confusione: la prima è a proposito di una raccolta di incisioni curata da “Guitar For Practicing Musician” in cui c'è un brano dove tu compari al fianco di Jeff Watson...
-Ooooh (sospirando con un tono totalmente dispiaciuto) non avevo la benché minima idea che poi sarebbe potuta succedere una cosa del genere, in realtà mi ero recato in studio per provare il mio juice-extractor e Jeff mi ha parlato di un demo-tape a cui lui stava lavorando per collaborare con Randy Coven, il bassista: mentre stavo suonando su quel demo-tape per provare l'effetto, qualcuno ha registrato la mia chitarra e l'ha trasferita sul nastro senza dirmi nulla, non riesco ancora a capire come abbiano fatto, e se avessi saputo o mi avessero informato che stavano incidendo non avrei mai e poi mai permesso una cosa simile, e infatti quello non è un mio assolo, sono semplicemente io che sto provando un effetto e nulla più... e poi il tutto è finito su questa pubblicazione senza che io ne sapessi nulla...
- L'altra domanda riguarda la recente pubblicazione in versione cd del tuo vecchio album Velvet Darkness: vi sono contenuti cinque brani presentati come inediti, ma già a suo tempo tu mi avevi detto che questo Ip conteneva in effetti nulla più che delle registrazioni di jam-sessions. Cosa ne pensi di questa nuova pubblicazione?
- Penso che sia totalmente disgustoso, questo è il tipico esempio di come spesso l'industria discografica non abbia nessuna forma di rispetto per il lavoro di un artista, e spero che nessuno compri mai quel disco, anzi ti prego di scriverlo: se qualcuno ama davvero la mia musica, il mio lavoro, non deve comprare quel disco perché rappresenta soltanto un passo indietro rispetto al lavoro che ho cercato di portare avanti in tutti questi anni!
- 0.k., sarai sicuramente accontentato, adesso parliamo di cose piacevoli. La tua ultima avventura musicale, decisamente inaspettata, nei Level 42, come è avvenuta questa insolita collaborazione?
- Semplicemente Mark King & Co. mi hanno chiesto di partecipare all'incisione del loro nuovo 33 perché avevano bisogno di un chitarrista, devo dire che è stata un'esperienza totalmente nuova e divertente; nel loro nuovo lp ho suonato su quattro o cinque brani; al tempo stesso i Level 42 avevano in programma una serie di concerti in Inghilterra e così mi hanno chiesto di rimanere con loro anche per quell'occasione, ho accettato volentieri; probabilmente ci sarà un seguito perché credo che i Level 42 abbiano in programma anche una serie di concerti mondiali su cui stanno lavorando in questi giorni... vedremo.
- Allan, un'ultima domanda... un buon consiglio per i nostri lettori e per tutti i musicisti agli inizi...
- Sperare sempre per il meglio... ma essere anche sempre pronti ad aspettarsi il peggio..