Intervista A Allan Holdsworth (Chitarre 1996): Difference between revisions
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ANDERS JOHANSSON Un progetto musicale a dir poco JENS JOHANSSON insolito ed inedito per il duo dei and fratelli svedesi, che ormai vengono ALLAN HOLDSWORTH riconosciuti come una delle ali di punta del panorama musicale nordico. Anders Johansson ha cominciato suonando il piano, ma poi all'età di quattordici anni si è tuffato a studiare la batteria e da allora ha fatto molta strada: i più lo ricorderanno probabilmente al fianco di Malmsteen nei suoi Rising Force per i successivi cinque album multiplatinati, ma Anders ha collaborato in seguito anche con il bassista di John McLaughlin, Jonas Hellborg, e poi si è unito alla band di John Sykes, un personaggio che se l'è vista a suo tempo con band tipo Thin Lizzy e Whitesnake. Successivamente Anders ha anche trovato il tempo per suonare con il vocalist mega-star cinese Wei Wei: insomma un curriculum di tutto rispetto, così come lo è il suo drumming roccioso e preciso, a tratti freddo e spietato come il clima della sua terra d'origine. Jens Johansson è un tastierista di estrazione classica e d'avanguardia al tempo stesso, e cita tra le sue influenze la musica barocca e gente tipo Stockhausen e Ligeti; oltre ad esperienze con Malmsteen, ha suonato con band come The Silver Mountain e Dio: così entrambi i fratellini ormai hanno pubblicato diversi LP solisti e la loro etichetta Heptagon è tra le più attive nel panorama scandinavo. Non sorprende che per le loro direzioni musicali odierne i due si siano rivolti per questo loro progetto musicale proprio ad un musicista del calibro di Holdsworth: c'è realmente un po' di tutto in questo album, ma predomina una grande grinta, forse una rabbia certo inaspettata, a tratti inedita, che porta i due fratelli a costruire dei tappeti armonici e sonori su cui Allan può sfogare delle performance ai limiti della avventura armonica: progressioni di accordi tutto sommato abbastanza esigue, sonorità tastieristiche glaciali, e performance ritmiche spesso basate su tempi spezzati o comunque trascinanti dove non è difficile inserire le linee sperimentali, in parte atonali, di una chitarra che non sembra mai abbastanza soddisfatta delle improvvisazioni raggiunte! Ogni titolo potrebbe sembrare il più adatto a descrivere il contenuto dell'album: si va dall'iniziale "Joint Ventures", molto aderente agli stilemi del jazzrock targato primi anni '70, in cui Allan ripercorre certe linee solistiche che lo riconfermano il caposcuola di un itinerario tecnico-musicale ampiamente consolidato, per incappare poi nella "Mission Possible” dall'andatura vagamente blueseggiante in cui Jens Johansson si diverte con citazioni tastieristiche forse care al primo Brian Auger, ma che permettono poi delle escursioni con la leva per un Holdsworth decisamente a suo agio, mentre il brano si allarga all'infinito in modo sempre più coinvolgente; "Good Morning, Mr Coffee", nervosa, incalzante, con il suo ritmo spezzato e frenetico, aumenta la dose di impazienza per l'ascoltatore visto che poi il brano si allarga per un gioco di tastiere che va a sfociare in armonizzazioni sul 4/4 dove Allan inserisce convulsamente tutta una serie di fraseggi fin troppo audaci ed incontenibili: forse "Sioux Of The Day" strizza l'occhio a certe atmosfere un po' lunatiche, dal punto di vista armonico, care ai primi U.K. e con richiami tastieristici che non dispiacerebbero ad Eddie Jobson, ma poi in "On The Fritz" l'atmosfera ritorna ad una fusion giocata su controtempi ed incastri strumentali ad alto livello: per chi ha conosciuto le performance di Holdsworth nei primi album solo di Bill Bruford molte intuizioni, poggianti sul lavoro della ritmica, costituiranno poi una piacevole conferma, così come in "Never Mind Out Weather" oppure in "Beef Cherokee". Per chi ha voglia di ascoltare un Holdsworth scatenato e mai prevedibile o scontato, ecco l'occasione giusta: grazie anche a due preparatissimi ed intrepidi musicisti svedesi, i fratelli Johansson, un cognome da ricordare! | ANDERS JOHANSSON Un progetto musicale a dir poco JENS JOHANSSON insolito ed inedito per il duo dei and fratelli svedesi, che ormai vengono ALLAN HOLDSWORTH riconosciuti come una delle ali di punta del panorama musicale nordico. Anders Johansson ha cominciato suonando il piano, ma poi all'età di quattordici anni si è tuffato a studiare la batteria e da allora ha fatto molta strada: i più lo ricorderanno probabilmente al fianco di Malmsteen nei suoi Rising Force per i successivi cinque album multiplatinati, ma Anders ha collaborato in seguito anche con il bassista di John McLaughlin, Jonas Hellborg, e poi si è unito alla band di John Sykes, un personaggio che se l'è vista a suo tempo con band tipo Thin Lizzy e Whitesnake. Successivamente Anders ha anche trovato il tempo per suonare con il vocalist mega-star cinese Wei Wei: insomma un curriculum di tutto rispetto, così come lo è il suo drumming roccioso e preciso, a tratti freddo e spietato come il clima della sua terra d'origine. Jens Johansson è un tastierista di estrazione classica e d'avanguardia al tempo stesso, e cita tra le sue influenze la musica barocca e gente tipo Stockhausen e Ligeti; oltre ad esperienze con Malmsteen, ha suonato con band come The Silver Mountain e Dio: così entrambi i fratellini ormai hanno pubblicato diversi LP solisti e la loro etichetta Heptagon è tra le più attive nel panorama scandinavo. Non sorprende che per le loro direzioni musicali odierne i due si siano rivolti per questo loro progetto musicale proprio ad un musicista del calibro di Holdsworth: c'è realmente un po' di tutto in questo album, ma predomina una grande grinta, forse una rabbia certo inaspettata, a tratti inedita, che porta i due fratelli a costruire dei tappeti armonici e sonori su cui Allan può sfogare delle performance ai limiti della avventura armonica: progressioni di accordi tutto sommato abbastanza esigue, sonorità tastieristiche glaciali, e performance ritmiche spesso basate su tempi spezzati o comunque trascinanti dove non è difficile inserire le linee sperimentali, in parte atonali, di una chitarra che non sembra mai abbastanza soddisfatta delle improvvisazioni raggiunte! Ogni titolo potrebbe sembrare il più adatto a descrivere il contenuto dell'album: si va dall'iniziale "Joint Ventures", molto aderente agli stilemi del jazzrock targato primi anni '70, in cui Allan ripercorre certe linee solistiche che lo riconfermano il caposcuola di un itinerario tecnico-musicale ampiamente consolidato, per incappare poi nella "Mission Possible” dall'andatura vagamente blueseggiante in cui Jens Johansson si diverte con citazioni tastieristiche forse care al primo Brian Auger, ma che permettono poi delle escursioni con la leva per un Holdsworth decisamente a suo agio, mentre il brano si allarga all'infinito in modo sempre più coinvolgente; "Good Morning, Mr Coffee", nervosa, incalzante, con il suo ritmo spezzato e frenetico, aumenta la dose di impazienza per l'ascoltatore visto che poi il brano si allarga per un gioco di tastiere che va a sfociare in armonizzazioni sul 4/4 dove Allan inserisce convulsamente tutta una serie di fraseggi fin troppo audaci ed incontenibili: forse "Sioux Of The Day" strizza l'occhio a certe atmosfere un po' lunatiche, dal punto di vista armonico, care ai primi U.K. e con richiami tastieristici che non dispiacerebbero ad Eddie Jobson, ma poi in "On The Fritz" l'atmosfera ritorna ad una fusion giocata su controtempi ed incastri strumentali ad alto livello: per chi ha conosciuto le performance di Holdsworth nei primi album solo di Bill Bruford molte intuizioni, poggianti sul lavoro della ritmica, costituiranno poi una piacevole conferma, così come in "Never Mind Out Weather" oppure in "Beef Cherokee". Per chi ha voglia di ascoltare un Holdsworth scatenato e mai prevedibile o scontato, ecco l'occasione giusta: grazie anche a due preparatissimi ed intrepidi musicisti svedesi, i fratelli Johansson, un cognome da ricordare! | ||
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